L’intelligenza artificiale: falsi miti, paure, pregiudizi

L’intelligenza artificiale: falsi miti, paure, pregiudizi

L’intelligenza artificiale: falsi miti, paure, pregiudizi 1200 591 AND ITALIA


L’intelligenza artificiale: falsi miti, paure, pregiudizi

L’essere umano è l’unica creatura del regno animale che sa di dover morire, da qui la costante paura del presente e delle novità.

Lo dicono i filosofi dell’antichità, del medioevo, contemporanei e i futuri.

Ragion per cui un concetto così innovativo come l’intelligenza artificiale porta diverse preoccupazioni.

Oggi cerchiamo se non di eliminarle, almeno di darvi degli strumenti per leggere queste e le prossime notizie a riguardo con un occhio più critico.

1) Le macchine che si guidano da sole ci ammazzeranno

Questa paura deriva da due notizie di cronaca nera: il ciclista investito dall’automobile progettata da Uber e una ragazza non riconosciuta in tempo da un prototipo della Tesla in Arizona.

Purtroppo c’è un fattore che viene dimenticato: erano vetture di prove, non versioni definitive.

La paura che potessero avere difetti in grado di causare danni molto gravi era presente anche in Uber e Tesla.

Queste vetture di prova non erano state immesse in circolazione da sole, ma portavano un umano che potesse evitare il peggio o anche solo segnalare possibili malfunzionamenti.

Che le macchine non fossero perfette era noto a tutti, e la morte di queste due anime non è mai stata presa alla leggera.

Se durante i test di perfezionamento gli umani non fanno il lavoro, come possiamo renderle innocue?

Il processo di miglioramento non ha né avrà mai termine proprio per questo.

Chi lavora con queste tecnologie sa bene i problemi che possono causare.

Avere una sicurezza del 99% non è abbastanza, ed infatti la nuova auto della Tesla ‘che si guida da sola’, prima di essere stata commercializzata, a dovuto passare diversi test, prima dell’azienda stessa, poi della motorizzazione americana, ed infine del Dipartimento di Tecnologia Federale, che ne hanno permesso la vendita.

2) Le macchine ci ruberanno il lavoro

È stato calcolato che i sistemi dotati di intelligenza artificiale ogni hanno tolgono 75 mila mansioni eseguibili dagli essere umani.

La cosa che mi lascia stupito è la facilità con cui una semplice e rapida ricerca con Google aggiunge una parte di questa informazione spesso non riportata dagli articoli che urlano alla sottrazione di lavoro all’uomo.

Il campo delle intelligenza artificiale è in costante espansione, ma chi se ne occupa?

Ogni anno si creano 133 mila posti di lavoro, senza contare che alcune aziende cercano particolari competenze per un lavoro che non ha un nome definito perché non esiste ancora.

‘Programmatore’ e ‘sviluppatore’ sono due professioni che si stanno suddividendo in fretta.

Ogni campo ha bisogno di una specializzazione così particolare che nessuno fino a ieri pensava ce ne sarebbe mai stato bisogno.

Ovvio, bisogna studiare. Non era il nostro sogno eliminare i lavori pesanti e stressanti?

3) Le macchine ci influenzano, politicamente e socialmente

No. Semplicemente no.

Questi sistemi sono creati da esseri umani per eseguire uno o più determinati obiettivi.

Lo scandalo di Cambridge Analytica ne è la prova più limpida.

Non sono le macchina a fare quello che vogliono. Sono sempre gli umani responsabili delle loro opere.

Se un programma ruba i tuoi dati, la colpa è del sistema o del programmatore?

4) Le macchine arriveranno a fare quello che vogliono

No. Ancora una volta, no.

Il sistema Machine Learning ha come obiettivo di migliorare un codice già scritto da un umano, e la sua funzionalità ultima è correggere qualcosa di già esistente.

Per esempio, gli assistenti vocali di AND Italia non aggiungono niente a ciò che i nostri programmatori hanno già scritto.

La riscrittura di un determinato codice scritto in maniera incompleta o parzialmente incompleto è sempre e comunque sotto i nostri occhi.

Un assistente vocale non avrà mai l’iniziativa a fare qualcosa che non è stata programmata ad eseguire.

Le piante possono crescere storte se la natura lo vuole. Le macchine no.

Per questo chi studia queste tecnologie sa bene che il lavoro deve essere controllato più e più volte con diversi occhi e diversi strumenti per verificarne che tutto funzioni come pensato.

5) Le macchine ci controlleranno

Se sono state programmate per controllarci, sì.

Ancora una volta, il fuoco venne usato per scaldare gli umani di notte e far luce.

Chi lo usò per far male non creo un fuoco diverso da quello usato per il falò.

Gli strumenti, specie quelli avanzati, sono studiati e creati per una esigenza volta al bene comune.

L’intelligenza artificiale usata in Cina per controllare la popolazione come nel romanzo 1984 di George Orwell nacque con lo scopo di riconoscimento del personale all’interno di banche, in grado di bloccare il caveau e chiamare la polizia se una persona non inserita nel registro degli impiegati fosse stata scannerizzata in una zona sensibile dell’edificio.

Il fine che facciamo degli strumenti sono segnati dalle nostre intenzioni. Mai il contrario.

6) Dare il pensiero ad una creatura immortale è blasfemia agli occhi di Dio

Siccome una macchina è intelligente, è anche in grado di pensare. No?

No.

A livello neurologico, il pensiero umano è una serie di processi così complessi che forse un giorno saranno replicabili, ma al momento siamo ancora limitati da un ciclo ben definito.

Controllo e reazione, così all’infinito.

L’intelligenza artificiale è strutturata come la rete neurale del cervello, ma non è assolutamente in grado di eseguire azioni non programmate.

Questa struttura estremamente elaborata serve per verificare le condizioni che ne sbloccano l’azione specifica alla situazione.

La macchina non ha istinti, ma un codice scritto per fare qualcosa di già prestabilito.

Come sempre, la differenza la fanno gli essere umani che aggiungono sempre più condizioni per permettono al sistema di operare in sempre più maniere in base alla fattispecie.

Nessuna macchina un giorno inizierà a raccontare barzellette se non è stata programmato a farlo in una determinata situazione.

7) Le macchine si ribelleranno

Sì, le macchine prenderanno il controllo e diventeremo tutti loro schiavi.

No. L’ultimo no di questo articolo.

La ribellione nasce dalla presa di posizione, e per prendere posizione serve consapevolezza di sé.

L’intelligenza artificiale non può prendere una posizione diversa da quella che gli è stata data.

Il suo destino è scritto e ben definito.

Per capire di essere migliore di noi umani servirebbe il pensiero critico.

Le nuovi leggi della robotica (non quelle di Asimov) includono anche questo concetto.

Ma d’altro canto, al momento non abbiamo ancora una tecnologia così evoluta da poter accedere ad una serie di conclusioni finalizzate al percepire la propria importanza e paragonarla a quella dei suoi creatori.

Tutte queste paure vengono da scenari che abbiamo visto su pellicole diventate note per descrivere un futuro ancora troppo lontano dal presente.

Lo scenario peggiore non è mai quello mostrato nelle pellicole, ma quello che noi pensiamo individualmente.

Siamo sempre noi i peggiori nemici di noi stessi.

A volte perché non abbiamo conoscenza di questo mondo estremamente complesso e complicato.

Altre volte, perché l’immaginazione ci porta a realizzare incubi della peggior gravità, anche quando la realtà dovrebbe portarci a pensare ben altri possibili scenari.

Forse è questo l’unico processo che una macchina non riuscirà mai a replicare: il potere del pensiero creativo.

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